perché tali frutti sono già bacati
nel loro svilupparsi sulla pianta,
provenendo da fiori senza profumo e senza vitalità carica di
virtù,
e cade così il frutto dalla pianta
senza aver arrecato giusta fama e giusto onore all'albero che lo ha
prodotto,
perché inutile e inutilizzato e inutilizzabile resta tale frutto,
che è frutto di un albero malato,
ossia di un albero nel quale il tarlo del male e il chiodo
della maledizione,
hanno tolto linfa vitale che dalla Madre Terra
solo succhi ricchi di ogni sostanza
e succhi carichi di succo concentrato,
doveva trasportare, dalla terra all'interno dell'albero tutto,
dalle parti più grosse alle parti sempre più piccole
e sottili,
e che trascina invece succhi deteriori e deteriorati,
depauperati di ogni più vitale sostanza della terra,
che solo frutti rinsecchiti o frutti vuoti di sostanza possono generare
nel senso di "dar luogo a",
perché per generare non intendo qui la generazione
che dà origine a nuova vita,
bensì intendo qui la trasformazione di qualche cosa
che dal sé proviene e che nel sé resta,
perché dal sé si produce e lentamente si sviluppa.
Così è dunque per il lavoro umano,
o ciò che dell'uomo si vede e si attua,
nella sua realtà di tutti i giorni e nella esistenza sua di
tutti i giorni,
dove la sua pianta, ovvero l'albero suo tutto,
può iniziare a dare frutti non buoni
nel momento in cui la sua struttura,
ossia il suo tronco come pure la sua radice,
vengono offesi da una ferita satanica inferta in malo modo,
e da questa ferita, o dalla spina malefica
che venga in quella conficcata,
il male a poco a poco, imperversando, trasforma
e deteriora i frutti
che sarebbero invece frutti sani, quando la pianta sia in realtà
una